lunedì 28 luglio 2014

Il fallimento delle politiche socio-culturali dell'Unione Europea

 

Può la cultura salvare l'Europa dalla crisi finanziaria?! Questo il nuovo tema del dibattito sulla costruzione di un Europa sociale, con l'azione culturale che diventa oggetto di coordinamento comunitarioSecondo questo approccio, vedremo che la cultura è un tema necessario e indispensabile in tema di integrazione regionale.

Fin dagli albori del progetto, non riuscendo a designare  un ambiente letteraio o artistico che sia, che riesca a dar un idea completa ad un progetto socio-culturale unico, l'Europa ha cerctao in passato di elaborare un insieme di strutture simboliche, in cui è possibile vedere parte della socializzazione delle classi, i gruppi che stanno formando nuove idee politiche e lo stile che la società adotterà a seconda delle linee di sviluppo. La cultura quindi doveva riflettere la sua dimensione sociale, dando significato e simbolismo alle relazioni sociali complesse e dando un cambiamento alle politiche culturali che si stavano sviluppando.  


Il tema della cultura arriva oggi in grande ritardo sui tavoli europei, poichè tale tema doveva essere affrontato da iniziative di integrazione sociale già quando era  imminentemente  la liberalizzazione delle frontiere doganali. Tuttavia, dall'inserimento di nuovi argomenti che portano la discussione alla costruzione di un Europa sociale, l'azione culturale è soggetta al coordinamento UE. Il quadro attuale della politica culturale europea è proprio il Trattato di Maastricht, in vigore il 1 novembre 1993, nel suo articolo 151.

La linea d'azione dell'UE ,analizzando le disposizioni del trattato, è passivo, soprattutto quando dice che "la comunità contribuisce al pieno sviluppo delle culture degli Stati membri", cioè che, se necessario, si sosterrà la singola azione degli Stati membri in aree selezionate, conservando e tutelando il patrimonio, lo scambio e creatività locale. In effetti, la base giuridica per la cultura da segni di debolezza fin dalle sue prime azioni, poichè essa non è tutelata dalla giurisdizione europea e non da importanza alla sua attuazione.

La funzione culturale specifica è menzionata nel trattato, quando afferma che la comunità terrà conto dei vari aspetti dei settori che mirano principalmente a promuovere la diversità delle sue culture. E 'importante per la comunità politica culturale perchè così si possono eleggere subito ipotesi che non si ostacolano con altri settori. Ancora una volta però, il tema della cultura entra in scena politica scegliendo un comportamento negativo, poichè determina con ciò che non ci  può essere un contatto culturale tra la politica della regione e la politica economica di in un settore (occupazione, ambiente, politica urbana, istruzione). Tutto ciò dovrebbe essere guidato da un progetto politico e culturale unico.

In considerazione della debolezza degli strumenti giuridici a disposizione, il magro bilancio, la difficoltà  sul processo decisionale
della politica culturale, l'UE ha dovuto ricorrere ad altri sistemi di finanziamento, come ad esempio politiche per l'industria, i fondi strutturali e la cooperazione con altre regioni (America Latina e il Mediterraneo).
   
Un impronta della cultura si trova in una soluzione del Consiglio dell'Unione Europea che riconosce la cultura come "molto importante per l'integrazione dell'elemento regione". Il documento mette in evidenza il potenziale economico della cultura, il suo contributo al processo di allargamento dell'Unione europea e la sua capacità di migliorare la visibilità esterna dell'UE. In questo senso è stato preparato un piano di lavoro per proporre più efficaci azioni di ambito culturale, cercando di esonerare tali processi dalla direzione burocratico-politico del bilancio UE.

Questo dialogo ci illustra che la cultura ha bisogno di più esperienza per la sua importazione, bisogna avere la preparazione giusta per saperla adoperare, in un ambiente in perenne apertura a nuove proposte e prospero di caratteristiche politiche, che non aspettano altro che stimoli per rincominciare a correre.

In tal senso l'Ue, anche dopo il maggio 2014, sembra stia intentando nuove proposte dedite a propruovere uno sviluppo culturale: un vero e proprio affronto alla crisi finanziaria.  

Concludendo possiamo affermare il parziale fallimento delle politiche socio-culturali dell'Unione Europea: la giusta via sarebbe proprio quella dei finanziamenti. Ricordiamo che l'UE ogni anno elargisce milioni di Euro a fondo perduto in progetti culturali vari, spesso in quelli che promuovono un personale carattere. Sarebbe congeniale invece spostare tali fondi su finanziamenti progettuali che promuovano l'integrazione fra più culture, con l'avanzare di gemellaggi che mettano a confronto le diverse realtà dell'eclettica e variegata cultura dell'Europa.

Angelo Cervi

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